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Ipertensione arteriosa: cosa sapere sulla pressione alta

Caratteristiche, cause, sintomi e diagnosi dell'ipertensione arteriosa

ipertensione arteriosa

Di Cerba HealthCare Italia

Che cos’è l’ipertensione arteriosa

L’ipertensione arteriosa è una condizione asintomatica caratterizzata da valori alti di pressione arteriosa. Essa rappresenta uno dei principali fattori di rischio per l’insorgenza di infarto, insieme a fumo, diabete e aterosclerosi, pertanto è opportuno diagnosticarla precocemente. Se non trattata, nel corso degli anni danneggia in maniera irreversibile i vasi arteriosi con conseguenze a livello di tutto l’organismo ma soprattutto al cuore, ai reni, agli occhi e al cervello.

Cause della pressione alta

L’ipertensione arteriosa viene distinta in ipertensione essenziale e secondaria. La prima è molto più frequente, rappresenta circa il 90-95% di tutte le cause, ed è definita “essenziale” in quanto non riconducibile a una singola causa, ma piuttosto a una somma di fattori genetici e ambientali.
Le forme secondarie invece riconoscono una causa specifica, che se trattata solitamente risolve anche l’ipertensione. Le forme di ipertensione arteriosa secondaria possono essere causate da patologie del rene o delle sue arterie, a patologie endocrine, all’uso di alcuni farmaci, ad apnea notturna e ad altre condizioni più rare.

Tra le patologie dell’arteria renale l’aterosclerosi è frequente nel paziente anziano, mentre la fibrodisplasia nelle giovani donne. L’iperaldosteronismo primitivo rappresenta la causa più frequente di ipertensione secondaria mentre i contraccettivi ormonali sono la causa più frequente di ipertensione arteriosa indotta da farmaci. Altre cause includono la terapia cronica a base di steroidi e i FANS, con un effetto più modesto.restringimento arterie

Valori alti della pressione arteriosa: i sintomi

L’ipertensione arteriosa rimane asintomatica per molti anni e quando compaiono i sintomi si tratta già di complicanze legate al danno vascolare. I disturbi più comuni sono cefalea occipitale a carattere pulsante, difficoltà respiratoria, palpitazioni, vertigini, epistassi e disturbi della visione. L’ipertensione danneggia sia i vasi di piccolo calibro sia quelli di grosso calibro, come le arterie coronarie, le renali e le carotidi. A lungo andare si innesca un circolo vizioso in cui il vaso danneggiato dall’alta pressione diventa più rigido causando a sua volta un ulteriore aumento pressorio.

Negli stadi più avanzati la capacità visiva può ridursi drasticamente con un elevato rischio di trombosi retinica, possono insorgere ictus, attacchi ischemici transitori (TIA), emorragie intracraniche, infarto cardiaco, insufficienza cardiaca e un deterioramento importante della funzione renale.

Come diagnosticare la pressione alta

La diagnosi di ipertensione arteriosa si pone quando si riscontra una pressione sistolica superiore a 140mmHg e/o una pressione diastolica superiore a 90mmHg. L’ipertensione viene inoltre distinta in quattro forme:
  • Ipertensione di grado 1: pressione sistolica 140-159 mmHg, pressione diastolica 90-99 mmHg
  • Ipertensione di grado 2: pressione sistolica 160-179 mmHg, pressione diastolica 100-109 mmHg
  • Ipertensione di grado 3: pressione sistolica > 180 mmHg, pressione diastolica > 110 mmHg
  • Ipertensione sistolica isolata: pressione sistolica > 140 mmHg, pressione diastolica < 90 mmH
La misurazione può avvenire presso l’ambulatorio attraverso uno sfigmomanometro oppure a domicilio attraverso un monitoraggio della pressione nelle 24h con un holter pressorio. Quest’ultimo è utile nei casi in cui i valori pressori sono al limite oppure ci sia una pressione elevata solo in presenza del medico (fenomeno del camice bianco).

Dopo aver riscontrato una condizione di ipertensione arteriosa è necessario raccogliere l’anamnesi del paziente e prescrivere degli esami per:
  • escludere forme di ipertensione secondarie
  • valutare il rischio cardiovascolare
  • valutare il danno ai diversi organi
ipertensione arteriosa

L’importanza dell’anamnesi nell’ipertensione arteriosa

L’anamnesi è molto importante per indagare le abitudini di vita del paziente, valutare la familiarità per patologie cardiovascolari o per individuare elementi suggestivi di una forma secondaria di ipertensione. Gli esami di routine comprendono la funzionalità renale, gli elettroliti plasmatici, l’esame urine, l’emocromo, la glicemia, l’uricemia e l’assetto lipidico. Un ridotto valore di potassio plasmatico richiede un approfondimento per escludere l’iperaldosteronismo o una malattia del rene. Possono essere richiesti altri esami più specifici per indagare la presenza di forme secondarie.

L’entità del danno indotto dall’ipertensione arteriosa cronica viene valutata attraverso l’anamnesi, gli esami di laboratorio e gli esami strumentali:
  • Gli esami di primo livello comprendono l’ECG e l’ecografia cardiaca per i danni al cuore; esame urine, creatinina, azotemia per il danno renale; esame del fondo dell’occhio per il danno retinico e anamnesi per il danno cerebrale
  • Gli esami di secondo livello comprendono l’eco-stress per la valutazione della riserva cardiaca, la TC o la RM cerebrale per individuare microinfarti cerebrali, l’eco-color Doppler delle arterie renali e dei tronchi sovraortici per i danni renali e vascolari

Trattamento

Il trattamento dell’ ipertensione arteriosa dipende dal grado del rialzo pressorio e dal rischio cardiovascolare globale del paziente. In tutti i pazienti sono raccomandate delle modifiche dello stile di vita che riguardano l’abolizione del fumo, l’esercizio fisico aerobico, il calo di peso, una dieta ricca di frutta, verdura, potassio e povera di colesterolo, grassi saturi, sale e bevande alcoliche.

La terapia farmacologica si basa sull’utilizzo di uno o più farmaci antipertensivi. Nel caso di un paziente con un grado moderato di ipertensione la prima scelta sarà un singolo farmaco, solitamente un diuretico tiazidico, con somministrazione giornaliera. In caso di mancata efficacia è consigliabile associare a questo un ACE-inibitore. In presenza di una pressione più elevata o fattori di rischio maggiori può essere indicata una triplice terapia, per esempio un diuretico tiazidico, un ACE-inibitore e un Calcio-antagonista.

Nel caso in cui il paziente sia resistente alla terapia è opportuno indagare la presenza di cause più rare di ipertensione secondaria e impostare il trattamento di conseguenza.

Ambulatorio Cardiologia Check-up e Analisi
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