Disturbi di personalità e patologie psichiatriche femminili: un’analisi clinica ispirata al film Ragazze Interrotte 

Disturbi di personalità e patologie psichiatriche femminili: un’analisi clinica ispirata al film Ragazze Interrotte 

di Cerba HealthCare Italia

Ragazze Interrotte, pur essendo un’opera narrativa, offre una rappresentazione complessa di alcune gravi patologie psichiatriche che interessano prevalentemente la popolazione femminile

Analizzando le condizioni cliniche delle protagoniste più emblematiche, in particolare i disturbi che oggi sarebbero ascrivibili a Susanna, Lisa e Daisy, è possibile discutere in maniera approfondita alcuni dei più rilevanti quadri psicopatologici giovanili, con una particolare attenzione ai criteri diagnostici attuali secondo il DSM-5 e agli approcci terapeutici evidence-based. 

 

Il disturbo borderline di personalità: inquadramento clinico e trattamento 

Nel caso di Susanna, si configurano molti dei criteri oggi riconducibili al disturbo borderline di personalità (BPD), un quadro psicopatologico appartenente al Cluster B dei disturbi di personalità, caratterizzato da una marcata instabilità nelle relazioni interpersonali, nell’immagine di sé e nell’umore, accompagnata da una marcata impulsività.

La letteratura psichiatrica ha ampiamente documentato come il BPD sia uno dei disturbi più frequentemente diagnosticati in ambito clinico-psicoterapeutico, con una prevalenza stimata dell’1,6% nella popolazione generale, sebbene possa arrivare al 20% tra i pazienti psichiatrici ospedalizzati. 

Nel caso clinico analizzato, è evidente la presenza di:

  • comportamenti auto-lesivi ricorrenti
  • episodi di dissociazione
  • senso cronico di vuoto
  • ideazione suicidaria
  • un pattern di pensiero dicotomico (splitting).

L’instabilità dell’identità personale e la difficoltà a sostenere relazioni affettive durature sono aspetti centrali.

Dal punto di vista clinico, tali manifestazioni si collocano in una dimensione patologica di disregolazione affettiva, spesso associata a esperienze traumatiche precoci, vulnerabilità temperamentale e contesto relazionale disfunzionale. 

Il trattamento del BPD ha conosciuto una significativa evoluzione negli ultimi decenni.

Attualmente, l’approccio terapeutico di elezione è rappresentato dalla Dialectical Behavior Therapy (DBT), sviluppata da Marsha Linehan, che ha mostrato efficacia nel ridurre i comportamenti suicidari e automutilanti, migliorando la regolazione emotiva e la tolleranza alla frustrazione.

La DBT integra tecniche cognitivo-comportamentali con elementi di accettazione e mindfulness.

Altri interventi efficaci includono la Mentalization-Based Therapy (MBT) e la Schema Therapy.

L’utilizzo di farmacoterapia, come antidepressivi SSRI o stabilizzatori dell’umore, può essere indicato per gestire sintomi associati, ma non rappresenta la strategia principale. 

 

Il disturbo antisociale di personalità: caratteristiche cliniche e limiti terapeutici 

Lisa incarna una serie di tratti che, in ambito clinico, possono essere ricondotti al disturbo antisociale di personalità (ASPD).

Tale condizione è definita nel DSM-5 da un pattern pervasivo di inosservanza e violazione dei diritti altrui, riscontrabile fin dall’adolescenza.

Nella pratica psichiatrica, l’ASPD è frequentemente associato a:

  • comportamenti manipolatori
  • impulsività
  • incapacità di provare senso di colpa
  • disinteresse per le norme sociali o morali

Sebbene la prevalenza del disturbo sia maggiore negli uomini, la sua espressione nelle donne risulta spesso sottovalutata o mal interpretata, anche a causa di una presentazione clinica meno apertamente aggressiva e più relazionale-manipolativa. 

Dal punto di vista diagnostico, l’ASPD è uno dei disturbi più controversi da trattare, soprattutto in ambito psicoterapeutico.

La mancanza di motivazione al cambiamento, la tendenza alla dissimulazione e l’alto tasso di drop-out terapeutico rendono complessa ogni forma di intervento.

La letteratura recente suggerisce che alcuni protocolli di trattamento basati sulla terapia cognitivo-comportamentale intensiva, volti a modificare schemi di comportamento antisociale e a migliorare il controllo degli impulsi, possono offrire risultati moderati, soprattutto se iniziati precocemente.

La farmacoterapia, se utilizzata, si concentra sulla gestione di eventuali sintomi associati, come l’irritabilità o l’impulsività, con l’impiego di stabilizzatori dell’umore o antipsicotici atipici. 

Dal punto di vista etico e clinico, è fondamentale sottolineare come l’ASPD debba essere diagnosticato con estrema cautela, evitando derive stigmatizzanti e garantendo un approccio integrato, centrato sulla persona. 

 

Disturbi depressivi e disturbi del comportamento alimentare: la comorbilità complessa 

Daisy presenta un quadro clinico complesso, in cui si intrecciano aspetti di disturbo depressivo maggiore e comportamenti alimentari patologici, con una chiara componente ossessiva e tratti autolesivi.

La sua condizione può essere interpretata alla luce della comorbilità tra disturbi dell’umore e disturbi del comportamento alimentare, un’associazione clinica ben documentata nella letteratura psichiatrica. 

L’anoressia e la bulimia nervosa sono spesso associate a sintomi depressivi gravi, tra cui anedonia, ritiro sociale, ideazione suicidaria e scarsa autostima.

Nel caso clinico descritto, la presenza di rituali alimentari rigidi, il rifiuto del cibo solido e il consumo selettivo di alimenti altamente calorici in condizioni di isolamento suggeriscono un disturbo del comportamento alimentare con caratteristiche atipiche.

A ciò si aggiunge l’uso di lassativi e di ansiolitici, che può essere interpretato sia come comportamento compensatorio tipico della bulimia, sia come strategia disfunzionale per la gestione dell’angoscia. 

Il suicidio rappresenta purtroppo un rischio elevato nei pazienti con comorbilità tra disturbi alimentari e depressione maggiore, come confermato da numerosi studi epidemiologici.

L’intervento terapeutico in questi casi deve essere multidisciplinare, con l’integrazione di trattamento psicoterapico, supporto nutrizionale, monitoraggio medico e, quando necessario, interventi farmacologici.

La terapia cognitivo-comportamentale (CBT-E) si conferma la più efficace nel trattamento dei disturbi alimentari, mentre per la depressione associata sono indicati antidepressivi come gli SSRI, sempre nell’ambito di un monitoraggio clinico rigoroso.

Fondamentale è il lavoro di rete tra psichiatra, psicologo clinico, nutrizionista e figure di supporto sociale, soprattutto nei casi più gravi o resistenti al trattamento. 

 

Uno sguardo clinico su vulnerabilità, identità e salute mentale 

L’analisi clinica dei casi ispirati a Ragazze Interrotte mette in luce tre tra i disturbi psichiatrici più delicati e complessi da diagnosticare e trattare, specialmente in età giovanile e femminile: il disturbo borderline di personalità, il disturbo antisociale di personalità e la comorbilità tra disturbi depressivi e disturbi del comportamento alimentare.

Queste patologie, anche se diverse tra loro per eziologia, decorso e prognosi, condividono alcuni fattori di rischio comuni, tra cui esperienze traumatiche precoci, contesti familiari disfunzionali e difficoltà nell’elaborazione emotiva. 

La letteratura attuale sottolinea l’importanza di un approccio diagnostico integrato, che consideri non solo i criteri nosografici ma anche il contesto socio-culturale e la storia personale del paziente.

Inoltre, la crescente attenzione alla dimensione di genere nella psichiatria moderna permette di evitare semplificazioni e stigmatizzazioni, favorendo una presa in carico più empatica, e rispettosa dell’identità della persona. 

Attraverso lo sguardo clinico su queste condizioni, ispirate dalla narrazione letteraria e cinematografica, è possibile approfondire le sfide ancora attuali della salute mentale femminile, rafforzando il dialogo tra approccio medico, psicoterapico e culturale. 


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