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Disturbo da gioco d’azzardo

disturbo da gioco d'azzardo

Di Dott.ssa Maria Rosaria Montemurro

Il Gioco e gli aspetti ludici sono fondamentali per una sana crescita e sviluppo dell’individuo, a livello cognitivo, intellettivo, sociale, motorio, relazionale;

«resta, fin dalla nascita, la migliore chiave per favorire lo sviluppo intellettivo ed emotivo del bambino» [M. Montessori]. 

La Società attuale ha la tendenza a legare il gioco all’infanzia

Durante il Gioco, il cervello del Bambino entra in modalità Apprendimento, si focalizza sull’attività, ascolta parole e osserva i gesti altrui, ricorda molto meglio di quando noi adulti impartiamo ordini [Bilbao A., 2017].

In realtà il Gioco è un fenomeno sia naturale che culturale che persisterà per tutta la vita. Attraverso questa «palestra evolutiva», che fa parte dell’universale, gli individui si sperimentano.

Va fatta un’importante distinzione tra gioco «sano», occasionale o abituale, e gioco «malato», problematico e patologico, focalizzando il problema non sul gioco ma sul rapporto che la persona sviluppa nei confronti di questo, in un dato ambiente e nella perdita del limite.


Tipologia di giocatori 

Ci sono diversi tipi di giocatori, vediamoli di seguito: 

  • Giocatore ricreativo: per lui il gioco è un passatempo occasionale, che fa per divertirsi, rilassarsi e socializzare. Ha un buon controllo del gioco ed è in grado di governare i propri impulsi. Non ha squilibri nella vita quotidiana. 
  • Giocatore problematico: non c’è ancora una patologia ma ci sono problemi sociali da cui il soggetto sfugge o tenta di arginare attraverso il gioco, in cui comincia a riversare risorse. 
  • Giocatore patologico: vi è una dipendenza, un impulso al gioco irrefrenabile e incontrollabile, accompagnato da una forte tensione emotiva, incapacità di pensiero riflessivo e logico, comportamento auto-distruttivo. 

 


Gioco d’azzardo: l’origine di questo termine e la storia del gioco d’azzardo 

Dall’arabo «az-zahr», «dado»; è un tipo di gioco che consiste nello scommettere denaro o altri beni, per ottenere un premio, su un evento il cui esito è dato dal caso e non da particolari regole o specifiche abilità del giocatore [Tonioni F., 2013].

  • Non può essere prevedibile, guidabile o influenzabile perché derivante da un numero elevato di cause.
  • Il calcolo delle probabilità non serve a scoprire le leggi del caso e quindi quelle dell’azzardo! 
  • Già nell’antico Egitto, in Giappone, in Cina, in India esistevano, scommesse con dadi e corse di carri (Dickerson, 1993; Lavanco, 2001).
  • La storia narra di giocatori famosi (Caligola, Nerone, Dostoevskij), re, cavalieri portati alla rovina dal gioco, interi feudi perduti da casati nobili.
  • 1980 l’APA (American Psychiatric Association) lo incluse tra le entità psicopatologiche del DSM III (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) [Pulvirenti L., 2007].
  • Nel DSM-V (2013) cambia la DENOMINAZIONE (da Gioco d’azzardo patologico a Disturbo da Gioco d’Azzardo) e la CLASSIFICAZIONE (dal capitolo dei Disturbi del controllo degli Impulsi a Disturbi correlati a sostanze e disturbi da addiction); diverse sono le analogie tra questo disturbo e le dipendenze chimiche.

 

Disturbo da gioco d’azzardo o gambling disorder: scopriamo meglio di cosa si tratta 

Si parla di Disturbo da Gioco d’Azzardo quando sono presenti, nell’arco di 12 mesi, 4 o più dei sintomi

I sintomi di chi gioca d’azzardo:

  • Gioco d’azzardo con quantità di denaro sempre maggiore per raggiungere l’eccitazione desiderata 
  • Irrequietezza o irritabilità concomitanti al tentativo di limitare o porre fine al Disturbo  
  • Ripetuti tentativi senza successo di controllare, ridurre, interrompere il Disturbo da Gioco d’Azzardo  
  • Pensieri frequenti relativi al gioco (rivivere esperienze di gioco passate o immaginare le future) 
  • Gioco d’Azzardo utilizzato per sfuggire ai propri problemi o per alleviare un umore disforico 
  • Tornare a giocare un altro giorno, dopo aver perso, per reuperare le perdite 
  • Mentire ai familiari o altre persone per nascondere il Disturbo da Gioco d’Azzardo protratto 
  • Compromissione o perdita di una relazione significativa, del lavoro, opportunità scolastiche o di carriera, a causa del Disturbo da Gioco d’Azzardo  
  • Far affidamento su altri per reperire il denaro e alleviare la situazione finanziaria disperata 

 

 

Diffusione in Italia

Nel 2012 per la prima volta a livello Nazionale viene riconosciuto il Disturbo da Gioco d’Azzardo – denominato impropriamente ludopatia – come un problema di salute pubblica. Se ne riconosce l’importanza di inserirlo tra le dipendenze trattate dai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). 

Nel 2015 16milioni di italiani (15-64 aa) hanno giocato d’azzardo almeno una volta. 

Il consumo di gioco è stato di 88,2 miliardi di € (metà in slot machine presenti sul territorio in più di 83mila esercizi commerciali).  

L’Italia è il 3° Paese al mondo in cui si gioca di più, 1° per la vendita dei Gratta e Vinci. 

La Percentuale Italiana di giocatori d’azzardo problematici è tra 1,5% e 3,8% della popolazione, a cui si aggiunge un 2,2% di giocatori d’azzardo patologici. 

La Lombardia detiene il primato del consumo complessivo di azzardo: 14 miliardi; segue il Lazio con 7 e la Campania con 6.

Paradossalmente: persone con minore capacità di reddito manifestano maggiori problemi legati a questo fenomeno [Borelli V., Feder S., Polgatti A., 2018].

 

Le motivazioni che spingono al gioco d’azzardo 

Le motivazioni che spingono le persone a giocare d’azzardo vanno dal semplice divertimento allo sfidare la fortuna; il gioco genera eccitazione, è un antidoto alla depressione e valvola di sfogo delle frustrazioni.

Spesso si cade nel Gioco D’azzardo Patologico per solitudine, per evadere dalla routine o per migliorare la propria situazione finanziaria e cambiare la propria condizione economica

 

Le conseguenze del gioco d’azzardo  

Le conseguenze del gioco d’azzardo le si vede nel grave impatto che esse hanno sulla salute Fisica, Mentale, Emotiva, Finanziaria sia dei soggetti interessati che dei loro parenti.

Non è infrequente il ricorso a uso di alcool, psicofarmaci o droghe che vanno a complicare ulteriormente la situazione. 

 

Bilbao A., Il Cervello del Bambino spiegato al Genitore, Salani Editore, Milano, 2017 
Tonioni F., Psicopatologia Web-mediata, Springer Ed., Milano, 2013  
Pulvirenti L., Il Cervello dipendente, Salani Editore, Milano, 2007.  
Borelli V., Feder S., Polgatti A., Azzardo. Fenomeno, Prevenzione, Cura. Comunità Casa del Giovane, Pavia, 2018 

 

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