
Pubblicato il 28/07/2025
Estate, viaggi e intestino
Come evitare la “diarrea del viaggiatore” e altri disturbi digestivi
I problemi intestinali, come intossicazioni alimentari o la “diarrea del viaggiatore”, possono essere scomodi compagni di viaggio.
Viaggiare responsabilmente è importante, soprattutto se si sceglie di andare all’estero, in particolare verso mete esotiche.
La “diarrea del viaggiatore”, come viene comunemente definita, è la malattia più comune che può colpire chi è in viaggio.
Colpisce ogni anno fra il 20% e il 30% dei viaggiatori internazionali, circa 10 milioni di persone, ma fino all’80% potrebbe essere a rischio.
In genere l’esordio dei sintomi avviene entro la prima settimana di viaggio ma può manifestarsi anche successivamente, fino al ritorno a casa.
Il principale fattore di rischio è rappresentato dalla destinazione: le aree a rischio più elevato includono i Paesi in via di sviluppo di America Latina, Africa, Medio Oriente e Asia.
Le persone più vulnerabili sono: giovani adulti, soggetti immunodepressi, persone affette da malattie infiammatorie intestinali o diabete, e coloro che assumono farmaci come H2-bloccanti o antiacidi. La fonte primaria di infezione è l’ingestione di acqua e cibi contaminati da feci.
Quali sono i sintomi più comuni?
Nella maggior parte dei casi, l’esordio è improvviso.
I principali sintomi includono l’evacuazione di feci liquide o semiliquide e un’urgenza non contenibile di evacuare (da 3 a 5 o più volte al giorno).
Altri sintomi comuni sono: nausea, vomito, crampi e gonfiori addominali, febbre, malessere generale, disidratazione, malassorbimento alimentare. In casi particolari, soprattutto nei soggetti che presentano diarrea prolungata, può sopraggiungere anche confusione mentale e disorientamento.
La maggior parte dei casi è benigna e si risolve spontaneamente in 1-2 giorni, raramente con complicazioni gravi. Nel 90% dei casi la guarigione avviene entro una settimana, nel 98% dei casi si risolve in un mese.
Come avviene il contagio?
La “diarrea del viaggiatore” non si trasmette come un raffreddore, ovvero attraverso l’aria, ma tramite l’ingestione di cibi o bevande contaminati dai germi responsabili. I principali microrganismi infettivi sono:
- Batteri: Escherichia coli (il più comune), altri tipi di E. coli (enteroinvasivi, enteroadesivi); Shigella; Salmonella; Campylobacter; Vibrio parahaemolyticus; Aeromonas; Plesiomonas;
- Protozoi: Giardia lamblia; Cryptosporidium parvum; Cyclospora cayetanensis; Entamoeba histolytica;
- Virus: Rotavirus; Calicivirus; Enterovirus.
L’acqua è tra i principali fonti di trasmissione. In alcune regioni l’acqua utilizzata per uso alimentare può essere contaminata da microparticelle di feci o da acque reflue di fogne oppure di allevamenti animali, contenenti batteri come l’Escherichia coli, responsabile di circa l’80% dei casi.
Esistono misure preventive efficaci?
Sì, la prevenzione passa principalmente da corrette abitudini igienico-alimentari. Ecco alcune regole fondamentali:
- Lavare di frequente le mani, soprattutto prima di toccare cibi e bevande; asciugarle all’aria o con asciugamani personali; igienizzarle con soluzioni idroalcoliche.
- Bere solo bevande imbottigliate sigillate o precedentemente bollite e, quindi, rese sterili. Evitare l’acqua del rubinetto. Sono sicure anche bevande calde, birra, vino e acqua trattata con iodio o cloro.
- Evitare ghiaccio: chiedere drink senza ghiaccio; non consumare ghiaccioli, granite, sorbetti o gelati non confezionati.
- Non mangiare frutta con la buccia, a meno che non sia lavata con acqua sterilizzata.
- Evitare verdura e cibi crudi o poco cotti, in particolare carne, pesce, crostacei o uova.
- Prediligere cibi ben cotti e serviti caldi, evitando quelli a temperatura ambiente.
- Evitare lo street food, salvo cibi fritti preparati al momento, che offrono maggiori garanzie igieniche.
- Portare un kit di pronto soccorso, con farmaci antidiarroici, antinausea e integratori di sali minerali.
- Utilizzare acqua in bottiglia anche per lavarsi i denti.
- Evitare latticini freschi e dolci alla crema, a meno che il latte sia bollito.
- Limitare l’alcol e assumere probiotici.
Nelle zone tropicali è meglio evitare il consumo di pesce predatore, sia cotto che crudo, per il rischio di ciguatera, una grave intossicazione di tossine termoresistenti.
È raccomandata una profilassi farmacologica?
Negli USA, i Centers for Disease Control and Prevention non raccomandano farmaci antimicrobici per la prevenzione, ma alcuni studi mostrano una riduzione dell’incidenza della “diarrea del viaggiatore” associata all’uso di bismuto subsalicilato e di una chemioprofilassi antimicrobica.
Il bismuto subsalicilato ha effetti antibatterici e antisecretori e va evitato in gravidanza, da chi è allergico all’aspirina e da coloro che assumono altri farmaci, come per esempio gli anticoagulanti. Inoltre, può causare feci o lingua nere e, più raramente, acufeni. A causa dei potenziali effetti collaterali, la profilassi con bismuto subsalicilato non deve essere assunta per un tempo superiore alle tre settimane.
Alcuni antibiotici possono prevenire prevenire il 90% dei casi, ma non sono raccomandati per la profilassi a causa dei possibili effetti collaterali e del rischio di sviluppare resistenze.
Trattamento
In genere, la “diarrea del viaggiatore” si risolve spontaneamente in un paio di giorni. La terapia di base consiste nell’idratazione frequente con acqua e sali minerali. Nei primi due giorni, negli adulti, è utile associare l’assunzione di farmaci sintomatici per:
- Ridurre il numero di scariche (antidiarroici a base di loperamide);
- Compensare le perdite di elettroliti, specie di potassio;
- Se i sintomi persistono, dal terzo giorno può essere necessario un antibiotico, come la levofloxacina o l’azitromicina, sotto controllo medico. La durata della terapia è solitamente di 3-5 giorni, estendibile fino a 7 se i sintomi persistono.
Proteggere l’intestino anche in estate, senza viaggiare
Il caldo eccessivo e la variazione delle abitudini alimentari possono influire sul nostro organismo andando ad alterare l’equilibrio del microbiota intestinale. Per questo motivo, in particolare durante i mesi estivi, è fondamentale prendersi cura del proprio organismo facendo prevenzione e adottando una serie di comportamenti che tutelano la salute dell’intestino.
Attenzione alle fibre
Le fibre sono ottime alleate dell’intestino e in estate si tende ad assumerne di più consumando frutta e verdura. Senza adeguata idratazione, possono causare gonfiore e stitichezza. Per questo è importante bere almeno 2 – 2,5 litri d’acqua al giorno.
Evitare sostanze infiammanti
Vale per tutto l’anno, ma a maggior ragione durante i mesi più caldi. Per non infiammare l’intestino è necessario evitare o ridurre il consumo di caffè, cioccolato e latticini, che possono irritare la mucosa intestinale.
Evitare sbalzi di temperatura
Chi soffre della sindrome dell’intestino irritabile deve fare molta attenzione agli sbalzi di temperatura e in particolare al passaggio da ambienti con aria condizionata a temperature alte. Anche il consumo di bevande molto fredde può contribuire ad acuire i disturbi gastrointestinali.