È noto che il cervico-carcinoma impiega oltre 10 anni per arrivare alla sua manifestazione finale, passando attraverso varie fasi di precancerosi, scopriamo come fare prevenzione.
Nei paesi dove sono stati attivi programmi di prevenzione basati su screening organizzati si è vista una marcata diminuzione dell’incidenza di cancri invasivi e della mortalità in particolare per le forme squamose.
Lo screening per la prevenzione del cancro alla cervice
L’efficacia dell’intervento di screening dipende essenzialmente dalla partecipazione della popolazione invitata, dalla qualità del test citologico, dall’adesione al follow-up e dall’efficacia del trattamento.
Il razionale di uno screening citologico è identificare e trattare lesioni intraepiteliali della cervice al fine di prevenire la loro progressione a cancro invasivo.
Anche gli screening opportunistici, cioè basati su Pap test spontanei presso il proprio ginecologo o presso altre strutture pubbliche o private, possono avere una loro efficacia nella prevenzione del cancro della cervice a condizione che tutto il percorso dal prelievo, alla lettura, ad eventuali indagini di secondo livello e relativi follow-up seguano protocolli riconosciuti e procedure di controllo di qualità di tutto il processo.
Il Pap test
Il Pap test è una metodica utilizzata da oltre 60 anni per individuare il cervico- carcinoma e le lesioni pretumorali che possono portare a questa neoplasia.
Il processo si è mantenuto praticamente inalterato fino ai nostri giorni dalla pubblicazione nel 1941 di G.Papanicolaou che dimostrava la possibilità di diagnosticare precocemente lesioni pretumorali della cervice uterina attraverso un prelievo di cellule cervicali, la successiva strisciatura del materiale su un vetrino, colorazione ed analisi morfologica.
Il Pap test si è dimostrato fino ad oggi un formidabile test di screening.
Non aver mai fatto un Pap test nel corso della vita rappresenta il principale fattore di rischio per cancro della cervice uterina.
Infatti, il Pap test è il test di screening oncologico che avuto più successo nel mondo; è datato da oltre 50 anni ed ha fatto diminuire, nei paesi sviluppati, l’incidenza e la mortalità per cervico-carcinoma uterino.
Il Pap test: metodo convenzionale
Per una buona qualità del Pap test il prelievo deve essere effettuato nel momento giusto del ciclo e seguendo le indicazioni per un corretto campionamento e allestimento del preparato citologico.
Il prelievo deve essere eseguito almeno 3-5 giorni dopo la fine delle mestruazioni e comunque in assenza di perdite ematiche.
Un Pap test convenzionale ottimale dovrebbe presentare sia la componente epiteliale squamosa che quella cilindrica endocervicale o metaplastica. Tale criterio di adeguatezza del prelievo può non valere in menopausa.
Nello striscio tradizionale il prelievo viene generalmente eseguito con Ayre e cytobrush e fissato immediatamente per evitare alterazioni da fissazione. Il materiale strisciato deve essere il più possibile sottile e uniforme per garantire una corretta lettura da parte del citologo.
È consigliabile astenersi dai rapporti sessuali nei due giorni precedenti il prelievo in quanto nel liquido seminale sono presenti spermatozoi e cellule spermiogeniche che possono creare dubbi diagnostici per il lettore con il rischio di falsi positivi.
Nelle donne in gravidanza l’esecuzione del Pap test non presenta controindicazioni.
E’ comunque raccomandabile non effettuare l’esame dopo l’ottavo mese di gravidanza per evitare eventuali rotture premature del sacco amniotico o la possibile risalita dall’esterno di germi patogeni
Citologia in fase liquida
La citologia in fase liquida si basa, rispetto alla citologia convenzionale (dove il materiale viene direttamente strisciato su un vetrino) sul rilascio del materiale prelevato in appositi vial contenenti soluzioni conservanti.
Il materiale così raccolto può essere processato con metodiche di filtrazione o sedimentazione che permettono di ottenere preparati in strato sottile.
La distribuzione del materiale cellulare avviene in una area circolare, molto ridotta rispetto all’area rettangolare coperta dal materiale in citologia convenzionale. Le cellule ottenute con processi di filtrazione o sedimentazione rappresentano un campione numericamente limitato rispetto alla citologia convenzionale ma rappresentativo del campione prelevato.
Inoltre, la fase di processazione permette di eliminare la maggior parte delle cellule infiammatorie, delle emazie e di eventuali detriti con indubbi vantaggi alla lettura. NB Numerosi studi caso-controllo hanno evidenziato parametri di accuratezza (Sensibilità e Specificità) sostanzialmente sovrapponibili fra il Pap test tradizionale e il Pap test in fase liquida.