Superarsi. Migliorare la propria prestazione. Non è necessario essere un atleta professionista, per desiderare e tentare di superare i propri limiti.
Nel campo della metodologia dell’allenamento questo si chiama “overreaching” ovvero sovraccarico, un tentativo sistematico di esporre il proprio organismo ad una superstimolazione con l’obiettivo di rendere l’organismo in grado di adattarsi agli stimoli allenanti più elevati.
Se il successivo calo della prestazione sarà di pochi giorni, tutto bene, però attenzione, è una modalità di allenamento che corre sul filo del rasoio: se si esagera, l’organismo andrà in “overtraining”, e allora si rischiano anche mesi per recuperare le proprie prestazioni!
Ma cosa mi dice che si sta tirando troppo la corda con gli allenamenti?
La sindrome da overtraining viene definita come un declino della prestazione fisica con i soliti allenamenti, e che necessita di molto tempo, a volte molti mesi, per riportare l’organismo alle condizioni di partenza.
Lo so, ricominciare da capo potrebbe sembrare un incubo; quindi, meglio stare attenti alla somma di vari campanelli di allarme, vari perché questa sindrome è estremamente soggettiva ed i sintomi possono essere molto “personali”.
Ulteriore complicazione è che spesso questi sintomi possono esserci anche dopo un regolare allenamento, difficile prevenirla, meglio sapere che esiste.
Alcuni sintomi
Vediamo alcuni di questi sintomi:
- Aumento della frequenza cardiaca a riposo e dopo un carico di allenamento già ben tollerato.
- Aumento della pressione sanguigna.
- Inappetenza e calo di peso (in realtà più a carico dei muscoli).
- Aumento dell’urea (da catabolismo del muscolo).
- Diminuzione dei globuli bianchi e dell’emoglobina da alterazioni del sistema immunitario.
- Disturbi del sonno.
- Irritabilità ed instabilità emotiva senza cause scatenanti.
- Diminuita concentrazione del lattato in test submassimali.
- Diminuzione del cortisolo sia notturno sia dopo sforzo.
- Perdita della motivazione e della concentrazione.
Come si vede dal lungo elenco difficile non sentirsi ogni tanto uno o più di questi campanelli di allarme.
Che fare allora? Smettere temendo di farsi del male?
Vista la difficoltà di intercettarla molto prima, la sindrome da overtraining va almeno sospettata se il calo della prestazione dura da troppo tempo, al netto delle scuse “non ho avuto abbastanza tempo per allenarmi e quindi è normale essere stanchi”;
se temiamo di non essere abbastanza obiettivi con noi stessi avere l’umiltà di chiedere un consiglio al preparatore, allenatore, medico dello sport di fiducia (almeno una di queste tre figure ci vuole!) che conosca il nostro andamento e possa al limite consigliarci esami aggiuntivi per capire se c’è qualche problema.
E se poi si tratta della famigerata OTS (Over Training Syndrome), avere il coraggio di ridurre decisamente l’intensità (più che il volume) del nostro allenamento, con anche riposo assoluto se necessario; periodizzare l’allenamento e dare un occhio all’alimentazione per evitare di svuotare le scorte di glicogeno nel fegato e muscoli e non avere quindi più energia per ripartire.
In questo “particolare” periodo, in cui l’attività fisica è per molti la parte più sacrificata della routine giornaliera, sembra strano parlare di rallentare.
In realtà, proprio in quest’ultimo anno, l’offerta di attività fisica si è arricchita dall’online, permettendo a chi ama fare sport, di farlo anche tutti i giorni.
Gli sportivi che però non hanno una figura di riferimento come allenatore, preparatore o medico, rischiano di fare “troppo” senza i giusti tempi di recupero.
Se almeno un allenamento si riesce a svolgere in presenza, è bene chiarire con il proprio coach i dubbi sul volume e sulla periodizzazione dell’allenamento; in alternativa anche a distanza è possibile avere una consulenza di qualità su questi argomenti, per trovare il giusto equilibrio tra voglia di allenarsi e paura di esagerare.